Pedopornografia nel web: informare e formare i ragazzi e i genitori

Sono finite le scuole, a molti ragazzi è stato regalato uno smartphone, adesso hanno più tempo da trascorrere su Internet e social network. La rete è una straordinaria opportunità di conoscenza, ma espone anche a pericoli.
Il primo è la pedopornografia online, che coinvolge un numero crescente di adolescenti e preadolescenti, di età sempre più bassa. Anche se molti genitori sono preoccupati e non sottovalutano i rischi, non sempre possiedono un’adeguata conoscenza di questi pericoli e dei mezzi per individuarli, prevenirli e denunciarli.
Il 52% dei minori che naviga sul web in Italia chatta con sconosciuti e il 30% accetta poi di incontrarli, come attestano molti episodi di cronaca (compresi quelli relativi agli incontri alla stazione Termini) che sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno sommerso di vaste dimensioni. I casi di adescamento di minori online sono quasi triplicati in due anni. Ci sono più di 1.700 social network e oltre 25.000 siti Internet pedopornografici, con un giro d’affari delle lobby pedofile di portata mondiale.
Inoltre l’ultimo rapporto Ipsos per Save the Children ha riportato, per la prima volta, le percezioni degli italiani sui rapporti sessuali intrattenuti con i minori. Il risultato è inquietante: il 38% degli intervistati si è dichiarato favorevole alle relazioni sessuali pedofile. Ma possiamo chiamare “consenzienti” relazioni di adescamento e abuso ottenute con false illusioni, minacce, intimidazioni e pressioni psicologiche?
Affinché la prevenzione e il contrasto possano trovare più efficacia, occorre innanzitutto rafforzare l’attività repressiva, indispensabile, verso gli autori di questo reati, diffondere le denunce, potenziare il monitoraggio attraverso un sistema di raccolta dati più adeguato, assicurare alla Polizia postale la possibilità di lavorare con i mezzi adeguati, come siti civetta o indagini sotto copertura. Su questo ho presentato anche un’interrogazione in aula al ministro Alfano.
Ma è soprattutto fondamentale aumentare una cultura del rispetto nei confronti dei ragazzi e del loro “diritto all’infanzia”. E qui il ruolo dei genitori diventa decisivo. Possono, ad esempio, attivare filtri per la navigazione in Internet e controllare la cronologia, perché spesso i figli utilizzano il tablet e lo smartphone in totale solitudine o di nascosto. I genitori inoltre devono essere attenti, parlare, chiedere, condividere che cosa fanno i loro figli in rete, notare i cambiamenti nei comportamenti.
Infine è decisivo il ruolo di prevenzione della scuola e di tutti gli adulti che hanno contatti con bambini e ragazzi nei contesti sportivi, sanitari, sociali, per educare a un uso consapevole e responsabile della rete. Siamo di fronte a una grande sfida etica e politica che riguarda tutti: assicurare lo sviluppo sano e sereno della “cybergenerazione” nel rispetto del corpo-persona.
di Vanna Iori
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