di Elanor Miselli.
Dopo molte ricerche, attesa e curriculum inviati, a maggio sono partita per fare il servizio volontario Europeo in Romania.
La mia destinazione: Oltenia, sud-est rumeno, tra le zone più povere e disagiate del paese.
Il primo mese è stato fantastico, carico di emozioni e aspettative. Ero curiosa di conoscere una nuova cultura e convinta di fare una appagante e completa esperienza che mi sarebbe servita per il mio futuro lavorativo. Sapevo non sarebbe stato tutto facile e divertente, e che la Romania è ben diversa dall’Italia e le condizioni di vita sono più difficili, ma ero convinta della mia scelta e mi sentivo pronta ad affrontare nuove sfide.
Dopo qualche giorno passato in un villaggio di montagna con gli altri volontari del mio gruppo, sono stata trasferita nella comunità “rurale” nella quale avrei dovuto lavorare per i prossimi nove mesi. Scesa dal maxitaxi (così si chiamano i minibus che collegano le varie città della Romania) mi ritrovai in una piccola cittadina di 13.000 abitanti, interamente costruita in stile Ceausescu (orribili e decadenti block rettangolari e grigi) e circondata dal carbone e dalla centrale elettrica che lo sfrutta. Avremmo dovuto fare sviluppo di comunità aiutando bambini disabili, poveri e orfani e occupandoci, in generale, di politiche giovanili. Dopo un mese e mezzo di attesa e inutili pianificazioni di attività, ci siamo accorti che in realtà non esisteva alcun progetto, che l’associazione non avrebbe mosso un dito per farne partire uno e che, probabilmente, eravamo lì solo per soddisfare l’interesse economico di qualche mascalzone nascosto dietro alla pia facciata di una fasulla associazione di sviluppo comunitario e salvaguardia dell’infanzia. Avendo altri otto mesi da trascorrere qui, non potevamo certo arrenderci subito! Io e due delle mie colleghe andammo a parlare con i servizi sociali, senza però ottenere nulla. Decidemmo comunque di improvvisare attività di animazione in strada per i bambini, con particolare riguardo a quelli delle famiglie Rom. La nostra scelta era dettata dal fatto che, nella cittadina in cui dimoravamo, questi bambini erano trascurati dai genitori, passavano tutto il loro tempo in mezzo alla strada giocando col contenuto dei bidoni dell’immondizia, sporchi, mezzi svestiti, senza scarpe e, alcuni di loro, con problemi di salute non curati. Giocando con loro abbiamo capito che quasi tutti erano analfabeti perchè non frequentavano la scuola e perchè, i genitori a loro volta erano analfabeti, e ritenevano l’istruzione formale una perdita di tempo. La cosa più drammatica, a mio avviso, era che nessuno della comunità circostante fosse interessato a questi bambini. Le scuole non sono attrezzate e gli insegnanti non vengono indirizzati ad occuparsi della scolarizzazione dei bambini Rom. I genitori degli altri bambini, per lo più, li additano come un problema e un disturbo mentre il servizio sociale elargisce a queste famiglie soldi finalizzati all’ingresso scolastico dei bambini senza però controllare che questo avvenga. Ho così insistito tanto con l’organizzazione che mi ospitava per poter attuare un progetto in favore dei bambini Rom ma, quest’ultima, completamente disinteressata, mi ha negato tutto. Nonostante il mancato sostegno dell’associazione e la disapprovazione delle persone del paese, durante l’estate siamo scese in strada a giocare con questi bambini e tener loro compagnia. Erano molto felici delle nostre attenzioni e ci hanno ricambiato con tantissimo affetto. Purtroppo, con l’arrivo dell’inverno e del brutto tempo, siamo state costrette a sospendere questa attività. Ci stavamo anche rendendo conto che, da sole e senza nessun supporto nemmeno materiale, i nostri sforzi non davano risultati adeguati e il nostro morale era a terra. Arrivato l’inverno, e vedendomi bocciare dalla mia organizzazione tutte le proposte di attività che provavo ad attuare, decisi di cercare altre associazioni no profit che davvero fossero interessate ad aiutare qualcuno. Trovai così Save the Dogs, dislocata vicino alla costa del Mar Nero, che aiuta gli animali sofferenti e di strada. Sono stata accolta benissimo ed ho potuto apprezzare il fantastico lavoro di questa associazione che è riuscita a coniugare il benessere animale con quello umano, mettendo sempre in evidenza tutti i risvolti sociali che ha la tutela degli animali e la loro salvaguardia. La Romania è famosa per essere il paese europeo col maggior numero di randagi per le strade e il quadro che si osserva è drammatico: ovunque si vedono cani affamati, malati, spaventati e spesso le persone non si preoccupano di loro e addirittura li maltrattano. È stato davvero interessante poter agire all’interno di un’organizzazione che cerca, e in alcune zone è già riuscita, a cambiare questa situazione e insegnare il rispetto e l’amore per tutti gli esseri viventi.
L’utimo mese del mio servizio l’ho trascorso andando in una scuola speciale per bambini disabili e partecipando con loro alle ore di arte. È stato bello passare del tempo con loro, chiacchierare, farsi compagnia e giocare assieme. Allo stesso tempo però mi sono resa conto di quanto siano ancora ghettizzate ed emarginate le persone disabili in alcune parti dell’Europa. Non vi è un lavoro di integrazione, una ricerca della normalità nell’accettazione delle differenze. Troppo spesso, le famiglie vivono l’handicap come una vergogna e gran parte della società non viene coinvolta ed interessata a conoscere ed integrare la diversità. Spesso sono rimasta basita di fronte a quella che ho interpretato come indifferenza nei confronti delle persone disagiate, siano queste alcolizzati, indigenti, bambini di strada o handicappati. È stato molto interessante poter vivere all’interno di un’altra cultura ma ammetto di aver avuto periodi di difficoltà ad accettare alcune cose, di aver risentito di un acuto shock culturale di fronte ad alcune situazioni di emarginazione, discriminazione e povertà alle quali, francamente, non ero abituata.
Al contempo però, sono molto felice di poter smentire tutti gli stereotipi negativi che purtroppo si hanno in Italia a proposito dei Rumeni. Ho conosciuto un’infinità di persone gentili e generose, dalla mente aperta, accoglienti e curiose di scambiare con me conoscenze ed esperienze. Nonostante sia purtroppo vero che in Romania ci sia un consistente traffico di donne e bambine prostitute e la corruzione delle istituzioni è delle più alte in Europa, devo però ammettere che si può girare per le strade in tranquillità, di giorno e di sera, sia nei paesini che nelle città, senza temere, come mi dicevano in tanti prima della mia partenza, di trovare uno stupratore o uno scippatore ad ogni angolo della strada. Mi sono sempre sentita libera di viaggiare e visitare quello che mi interessava, anche da sola, senza paura. Oltretutto, credo la Romania sia davvero un luogo fantastico per il turismo e lo consiglio a tutti! Bellissime montagne, monasteri e castelli sfarzosi, città antiche con interessanti musei, riviera affollata piena di locali per tutti i gusti, stazioni termali in luoghi affascinanti e il Delta del Danubio con la sua natura selvaggia. È come fare un viaggio nel tempo, ogni tanto rimanevo incantata da situazioni che assomigliavano tantissimo ai racconti che ascoltavo dai miei nonni o a scene di vecchi film. Piccole casette con orticello, vigneto, mucca e galline che fungono da principale fonte di sostentamento della famiglia che vi abita, campi lavorati con l’aratro trainato dai buoi; per le strade carretti tirati da cavalli o asini trasportano persone, legna e pannocchie. Durante la nevicata invernale, dalla finestra della mia camera, vedevo genitori che trainavano i bimbi per le strade in sella a delle slitte di legno manufatte. I Rumeni vivono molto di più la città rispetto a noi. Davanti ad ogni condominio vi sono delle panchine nelle quali gli abitanti si riuniscono tutti i giorni a chiacchierare e sgranocchiare semi di girasole. La vita sociale, la condivisione, mi sono sembrate molto più usuali e spontanee rispetto a quanto sono abituata a vedere nella mia città natia.
Spesso a casa restavamo per ore intere senza luce o acqua corrente solo a causa di un temporale, molte strutture in cui ho alloggiato avevano problemi agli scarichi e quindi si doveva stare in luoghi permanentemente allagati, e ho condiviso la casa con un numero imprecisato di scarafaggi. Disagi ai quali noi non siamo abituati e che, contribuiscono un pò, a dare la sensazione dell’avventura.
Ho viaggiato quasi tutta la Romania, assieme ad amici, facendo l’autostop. È molto usato là, e la maggior parte delle persone è stata contenta di darci passaggi senza chiederci un soldo. Ho così avuto l’occasione di conoscere molti Rumeni e di conversare con loro. Molti erano felicissimi di potermi insegnare la storia del loro paese, di darmi la loro opinione su fatti politici e di attualità, regalandomi così un po’ della loro cultura.
Ovviamente il mio spirito è stato arricchito, per la maggior parte, dai miei colleghi volontari, la mia famiglia in Romania. Abbiamo condiviso momenti importanti, avventure, esperienze che ci hanno fatti crescere e che sono servite per misurarci con noi stessi e col mondo. Tra di noi ci siamo sempre sostenuti nei momenti di crisi e di debolezza ed è stato uno scambio fondamentale, tra pari.
Un’esperienza di vita che mi ha cambiata, ha aperto la mia mente e riempito il mio cuore. Mi sono scontrata coi miei limiti ma soprattutto ho trovato delle risorse, ho maturato un nuovo modo di stare con gli altri e di scoprire il mondo che mi circonda.
Il bello e il brutto di questa esperienza mi hanno fatto realizzare una cosa molto importante, che prima forse non avevo così chiara nella mia testa: anche se non è colpa mia, o nostra, quello che di brutto succede ad un altro, è comunque responsabilità di tutti far sì che le cose migliorino.
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